Infatti per molti anni preferì lavorare nell’ambito di indirizzi già affermati che sentiva geniali e creativi, e nell’arco del ventennio 1960-1980 fu l’iniziatore della Scuola Reichiana in Italia, Presidente dell’ Istituto di Bioenergetica W.Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell’ l’Istituto di Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare l’opera pionieristica di Otto Rank con la pubblicazione della sua opera: â€Otto Rank pioniere misconosciuto†– Melusina Editrice 1992.
Negli anni 80, ricerche in campo clinico e antropologico imposero alla sua attenzione l’importanza dell’angoscia di morte come uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e psicopatologica, con la pubblicazione dell’opera Scimmietta ti amo (Longanesi, 1984).
Sentì dunque allora l’esigenza di creare una nuova Scuola che riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell’uomo e di sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza umana, fondata sull’integrazione sinergica di tre dimensioni:
- la dimensione empatica, con la quale l’attività psicoterapeutica ha abbandonato i piedistalli e gli stereotipi di certi atteggiamenti taumaturgici, cercando nel contatto umano tra terapista e paziente la precondizione essenziale di un rapporto terapeutico efficace;
- la dimensione corporea, che ha consentito – attraverso la bioenergetica e la terapia reichiana – di individuare e allentare le tensioni somatiche (muscolari, viscerali, ecc.) nelle quali si esprimono, si radicano e si perpetuano le tensioni psicologiche;
- la dimensione esistenziale, che ha consentito di vedere le radici profonde e specifiche, appunto esistenziali della sofferenza psichica umana, superando i facili riduzionismi con cui troppe scuole psicoterapiche hanno preteso di indicare soltanto nei conflitti tra natura e cultura o nella presunta distruttività innata dall’uomo le fonti di tale sofferenza.