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A cura di Dominella Quagliata – Presidente PLP

Sigmund, Melanie, Carl, Anna, Adriano e tutti voi che ci guardate da lassù, perdonateci la svendita della professione a cui ci avete formato.

C’è chi da anni, come noi di PLP/Confprofessioni, studia e si batte, ottenendo, ancora parzialmente, l’equo compenso per le psicologhe e gli psicologi liberi professionisti e chi invece, ogni giorno, attiva la propria creatività per svendere la nostra professione.

Colleghi ammiccanti, 3×2, sedute terapeutiche in omaggio con l’acquisto di prodotti. Abbiamo toccato il fondo! O almeno spero che questo lo sia.

Dal 2000 lavoriamo, anche, affinché le psicologhe e gli psicologi possano sentirsi imprenditori di se stessi, sviluppando competenze di autoimprenditorialità. I liberi professionisti devono essere capaci, soprattutto in questi tempi, di saper promuovere il loro lavoro, anche con l’utilizzo etico del marketing e dei social network.

Utilizzo etico, appunto. La professione scevra di etica costituisce la dissimulazione della stessa.

E cosa c’è di etico nell’affermare, con i fatti, che una consulenza psicologica o psicoterapeutica vale poco più, e spesso poco meno, di una pizza?

Tutti sappiamo che se compriamo, in saldo, una camicia, il valore della stessa è minore al prezzo di saldo e quindi molto inferiore al prezzo intero.

Dunque, sempre con i fatti, stiamo comunicando alla popolazione ,e alle istituzioni, che esistono psicologi ladri, che speculano sul bisogno, dei cittadini, non soddisfatto dallo Stato e psicologi “onesti” che, in carenza di lavoro, sono disposti a fare sconti, lasciando immaginare che in realtà il valore dei loro servizi professionali è ancora più basso.

A questo punto sarebbe utile fare aste al ribasso o forse lo stiamo già facendo?

E così c’è chi lavora (ordini e sindacati) per il pieno riconoscimento, anche economico, della professione psicologica e chi solo per se stesso, sfruttando i colleghi che necessitano di lavorare e arricchendo le proprie tasche. Ottimi imprenditori? Non esattamente.

Quali i rischi di tutto questo?

Andando avanti così, la nostra professione perderà sempre più credibilità. Le contrattazioni sindacali con le istituzioni arriveranno ai nostri interlocutori come ricatti o piagnistei di lavoratori di serie B. E ancora, tutta la fatica per facilitare la piena autoconsapevolezza professionale degli psicologi e delle psicologhe, per incrementare il senso di appartenenza e la dignità corporativa, evaporeranno come neve al sole.

Cosa possiamo fare?

Già da qualche mese, in PLP, abbiamo pianificato la costituzione di un Osservatorio sulle piattaforme di consulenza psicologica online, finalizzato a competenti interlocuzioni con il Governo, a cui chiederemo di regolamentare ciò che dovrebbe costituire ricchezza per la popolazione e per i professionisti, ma che attualmente, in alcuni casi, produce ricchezza solo per gli imprenditori.

Necessita una maggiore attenzione da parte degli Ordini, che tutti noi dobbiamo facilitare con le puntuali segnalazioni, sulle condotte, prevalentemente online, dei “professionisti” che infangano la reputazione dell’intera categoria professionale.

Ma, ancora più importante, è sensibilizzare giovani colleghe e colleghi sulla dignità professionale, sull’etica che ogni professione deve incorporare. Come è possibile facilitare l’empowerment dei nostri pazienti se noi ci svendiamo al ribasso? Quanto possiamo essere credibili e affidabili?

La corporazione delle psicologhe e degli psicologi non può più far finta di non vedere, o limitarsi alla lamentazione/indignazione social. Ora basta!

Insieme, forze sane della psicologia, incluse le sane realtà imprenditoriali di psicologi!

Non si tace più.