di Eleonora Vivo.
Date al dolore la parola. Il dolore che non parla sussurra al cuore oppresso e gli intima di spezzarsi” (W. Shakespeare)
L’uomo è fatto di emozione prima che di pensiero. Il pensiero attorno all’emozione può non esserci. L’emozione invece resta.
Da un punto di vista evolutivo le emozioni vengono prima del pensiero e della capacità di pensarle, elaborarle, integrarle, tollerarle.
La funzione delle emozioni negative come la paura ad esempio, è quella di informarci sulla pericolosità o meno degli stimoli ambientali.
Questo ci consente di mettere in atto la conseguente azione per la salvaguardia della sopravvivenza (attacco o fuga ad esempio).
Talvolta però, ci sembra che il collegamento tra l’emozione, soprattutto quella negativa, e lo stimolo che la provoca, sia assente, scarsamente rintracciabile.
Così sperimentiamo il vissuto emotivo negativo e mettiamo in atto la risposta comportamentale più o meno adeguata all’emozione.
Ma entrambe, l’emozione e il comportamento, sembrano, a noi stessi e agli altri, fuori luogo, inappropriate, esagerate.
Non riusciamo a capire perchè le proviamo.
Spesso le persone chiedono aiuto allo psicologo proprio perchè non riescono a rintracciare l’origine di queste emozioni negative, non se ne spiegano i motivi e le circostanze.
Alla fine, dopo aver sperimentato per alcune volte questa spiacevole situazione, iniziamo a comportarci in modo tale da evitare a tutti i costi l’emozione negativa e ci allontaniamo da tutte quelle situazioni che sembrano provocarla.
L’universo delle cose che possiamo fare si restringe sempre di più: uscire con gli amici, fare una passeggiata, andare a fare la spesa, andare ad una festa, sostenere un esame, lavorare.
Tutte queste normali e semplici attività diventano pesanti, faticose, inaffrontabili, indesiderate.
E’ il caso dell’ansia, del panico, della fobia.
L’emozione negativa si allontana sempre di più dalla sua origine e il suo significato svanisce. continua…